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30 luglio 2006

Dopo metà corso filiamo a Costanza

I due più stretti collaboratoriL'attività di venerdì mattina a Focsani si svolge all'insegna della definizione dei temi per le drammatizzazioni. Per il gruppo della discriminazione sessuale decidiamo di ricreare una situazione di vita familiare, dentro cui disegnare i caratteri principali. Nell'ordine il conflitto si manifesta nel rapporto tra marito e moglie, per una richiesta di aiuto nei lavori domestici. Entrano poi in successione la figlia della coppia, una vicina e la sorella del marito. Con il gruppo che ha optato per la discriminazione economica disegnamo invece una situazione legata all'ambiente di lavoro. Il conflitto nasce attorno ad un'evidente ingiustizia nell'assegnazione di un posto dopo un esame di ammissione.

Approfondire i temi, delineando la situazione teatrale e i personaggi, ci porta via l'intera mattinata. Torniamo a casa, cotti come al solito. Nel pomeriggio dribbliamo il lavoro coi bambini per concederci una piccola pausa e concentrarci sulla programmazione del laboratorio che riprenderà lunedì. Prima di cena ci concediamo, con gli Olandesi, un caratteristico aperitivo a colpi di Ursus, una birra locale, nel "Happiness Corner" di Panciu. Il nome indica un postaccio fantastico in cui si raduna nel dopo lavoro la fauna locale. È il passo d'integrazione finale. Non capiamo niente di quello che dicono e loro tanto meno, ma finisce a grandi abbracci e baci, spesso abbondantemente salivati.

Il fine settimana è una cosa a parte.

Ci carichiamo alle 6 del mattino su un furgone del fratello del cugino dell'amico dello zio di qualcuno che forse conosciamo pure noi. La destinazione è Costanza, sul Mar Nero. Più che le parole, per descrivere il tipo di trasporto utilizzato, fanno le immagini. Approdiamo mica a Costanza, ma nella vicina Mamaia. Una sorta di Riccione rumena, con tutti gli annessi e i connessi. Nell'appartamento in affitto per la notte ci stipiamo, ad incastro di materassi, per non dimenticare l'ebbrezza dell'intimità provata in furgone.
Mamaia come Riccione
Appoggiamo gli stracci e filiamo in spiaggia. Realizziamo la magnifica utopia di nuotare nel Mar Nero. Acqua più scura del solito, ma per il resto non sembra di essere andati poi così lontani dai nostri lidi. Fingiamo di non accorgercene e tutto ci sembra bellissimo, pure i mostri in costruzione che lentamente avviliscono la costa alle nostre spalle. Bagni, giochi, scherzetti amorosi e poi, chi prima chi dopo, volgiamo a casa. Non abbiamo ancora mangiato il nostro pranzo e, tenendo faticosamente gli appetiti, guardiamo alla cena imminente con speranza ed impazienza.

Lasciamo tardi la terrazza dell'appartamento, in cui oziamo in attesa della rotazione per la doccia. Radunato il gregge, mettiamo fuori il naso dalla porta con un unico pensiero fisso in testa: mangiare presto e tanto. Primo incrocio e primo ristorante. Niente di tipico, una cosina per turisti, quali siamo in fondo. Il nostro autista rumeno dice che lui conosce un posticino niente male dove mangiare tipico rumeno. Splendidamente eleganti optiamo per l'opzione locale e seguiamo il leader, ma senza furgone, lungo le linee del boulevard di Mamaia. Dice che non saranno più di dieci minuti.

Ecco fatto, confezionato il calvario della sera. Il boulevard si snoda per chilometri, quanti non te ne ricordavi mentre sedevi sugli scranni del carretto motorizzato. I dieci minuti si moltiplicano come i pani e i pesci. Ce n'è per tutti. Sulla linea di destra compare la discoteca, con due galletti rumeni che posano, davanti l'insegna, per fotografie che testimonino domani che loro ci sono stati. Avanziamo e ne perdiamo le tracce. L'autista appiedato sembra molto meno sicuro di sé che non sul suo carretto diesel. Ci tuffiamo infine nel centro della bolgia del divertimento. L'ora volge al tardi spinto. Non pago della passeggiata e nonostante proliferino le mense Dimitru decide ancora di puntare alla meta, ma allungando il giro turistico. Passiamo profumo di carne ai ferri e una terrazza di tavoli in mezzo ai quali danzano delle scosciate ballerine brasiliane. Carne più carne. Ci sentiamo a casa, ma niente da fare. Il cavallo rumeno galoppa verso altri lidi. Centro metri e perdiamo Elena per la stanchezza. Il gruppo si smembra. Il buon umore si è fermato al rosso dell'ultimo semaforo. Inizia il panico e puntiamo al primo ristorante possibile.

Cronaca. Il primo non ha posto. Il secondo ha chiuso la cucina. Il terzo dice che può e poi non può più. Il quarto sta dall'altra parte del boulevard. Ci arriviamo, componiamo la tavola, raccogliamo le sedie. Mangiare si può, ma... sparisce la luce. Solo da questa parte del boulevard. Nella romantica penombra della mezzanotte componiamo le nostre ordinazioni, che si concretizzano dopo più di un'ora. Sono quasi le due quando finiamo di masticare l'ultimo pezzetto di suola di manzo cucinata ai ferri. La stanchezza corre lungo la cervicale. Un taxi riporta a casa chi di noi defeziona. Gli altri ingrossano le fila dei danzatori della disco sportiva. Caccia grossa in vista e ore piccole per il ritorno a casa.

Dopo la curva il mercatoIl dì appresso sono l'unico in piedi alle nove. In testa l'idea di un altro bagno nel mare lacustre di questo vicino oriente. Sulla rena solo vecchi, mamme e bambini. Immersione ed emersione. L'umido addosso si asciuga al sole del mattino. A casa doccia senza sala d'attesa e poi risveglio collettivo. È molto tardi quando il furgone ci porta in centro a Costanza. Nonostante quel che dice la guida Routard, la città non è niente male, benché "poca". Le iscrizioni sulle steli funerarie, in fila fuori del museo coi resti romani, sono pezzi di poesia che superano la prova dei secoli. Da fermarsi, leggere e rendere onore ad una saggezza perduta nella plastica delle odierne canzonette per palati ignoranti.

Alle cinque rulliamo nuovamente verso casa, tuffandoci nuovamente nel nulla agreste, ma sterminato. Nonostante la povertà, rimane ancora la parte della Romania più bella che abbiamo finora incontrato. Passi e ricordi i pozzi per l'acqua a ruota o a braccio meccanico, le angurie e i meloni in vendita ai bordi delle strade, l'amore di ritorno sui carretti a cavallo, il buon umore della sera dopo la fatica dei campi, il drappo rosso dietro ai campi di girasole, il passaggio sul Danubio immenso ad un passo dal suo delta, la corsa in retromarcia per saltare la coda, il furto di pannocchie,la pioggia calda della notte e i bambini dai piedi scalzi e gli occhi ben aperti.
Starting the journey
The comfortable van
The Black Sea
The emigrants
Italian style
 
To the revolution
Romanian Instabile Urga headquarter
Face to the old Casino
The fisherman pull
Face to the sea in Costanza